La modernità della “colleganza”: i vostri obiettivi, i nostri valori

Nel Medio Evo la Repubblica di Venezia iniziò la sua ascesa al ruolo di massima potenza marittima del Mediterraneo (il che a quell’epoca significava essere la massima potenza mondiale) e ancora oggi un visitatore può immaginare quale splendore potesse avere Venezia nel Medio Evo e nel Rinascimento.
Buona parte della potenza di Venezia dipese dal suo spirito commerciale e pragmatico, diffuso non solo nel popolo, ma soprattutto nella classe dirigente (i Nobili erano più spesso mercanti che proprietari terrieri), dallo stabilire regole flessibili in base al contesto e dal farle rispettare con rigore (nemmeno il Doge era al di sopra della Legge), dalla capacità di far fruttare in modo attivo i capitali nelle mani dei ricchi e dal non trascurare il benessere dei meno ricchi.   Scopri di più

La colleganza era un contratto notarile molto utilizzato per praticare il commercio sui mari a lunga distanza e permetteva di associare varie tipologie di persone e vari tipi di risorse, creando un comune interesse a raggiungere un obiettivo lontano e normalmente molto redditizio.
Vi era chi conferiva capitale finanziario, chi conferiva capitale circolante (le merci), chi assumeva l’incarico di negoziare al meglio la vendita delle merci con i clienti finali, chi conferiva la nave (o parti di essa, in quanto era ammessa la proprietà frazionata), che conferiva il lavoro, chi voleva partecipare in prima persona all’impresa imbarcandosi sulla nave e chi voleva far fruttare i propri denari restando a casa (vedove, suore, preti, mogli).
Come si può implicitamente notare, alle donne veneziane era concesso il pieno diritto di utilizzare i propri beni, incluso il diritto di finanziare imprese commerciali (considerato che la prima Colleganza di cui si ha copia è del 1.073 dC, la modernità dello spirito veneziano è del tutto evidente).
Nel periodo dal 1204 al 1261 (coincidente con il monopolio dei traffici con Constantinopoli) si calcola che il 40% delle persone coinvolte nelle Colleganze fosse costituito da popolani, come oggi potrebbe accadere con una normale Borsa Valori, non riservata solo ai Nobili ma a chiunque voglia investire il proprio capitale in modo attivo.
Anche noi crediamo che sia necessario essere partner dei nostri stakeholders, in particolare dei nostri clienti, affinchè siano raggiunti obiettivi di lungo termine con reciproca soddisfazione.
Anche noi crediamo che l’approfondita conoscenza della legge e della tecnica professionale sia la base per trovare soluzioni pragmatiche ed allo stesso tempo rigorose, adatte alle mutevoli esigenze dell’impresa, soprattutto nel contesto attuale che richiede non solo capacità di adattamento, ma soprattutto di previsione.
Anche noi crediamo che in una partnership il nostro contributo professionale sia una parte del tutto, che vi sono vari tipi di persone e vari tipi di risorse conferite nelle imprese, che sia nostro compito avere una visione delle singole specificità e soprattutto avere una visione dell’insieme per rendere la nostra consulenza realmente utile, al servizio del Cliente.
Anche noi sappiamo che il rispetto verso chiunque, anche chi ha obiettivi diversi, ma puo’ offrire comunque un contributo positivo all’impresa, è un elemento fondamentale per cogliere l’aspetto umano che ogni impresa comporta, ed è quindi elemento fondamentale per coordinare al meglio le forze e raggiungere l’obiettivo finale, insieme.
Noi pensiamo che conoscere e condividere la nostra conoscenza, nel rispetto dei propri ruoli, con i nostri clienti sia il modo per essere davvero loro partner nel cammino verso il loro ed il nostro futuro.
Oggi si direbbe che vogliamo una reale partnership con i nostri clienti, nella Venezia medievale avrebbero detto: “una Colleganza”.